III DOMENICA DI QUARESIMA, 15 MARZO 2020

14 Marzo 2020 Off Di wp_10628220

TERZA DOMENICA DI  QUARESIMA
ANNO A – 15 MARZO 2020

PRIMA LETTURA – DAL LIBRO DELL’ESODO (Es 17,3-7) 

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». Parola di Dio.

A Refidim avviene la quarta sosta del cammino del popolo d’Israele nel deserto. Come si sa, il desero è deserto e non ci sono divagazioni: non c’è stadio, non c’è bar: si è soli con le proprie impellenze. Il bisogno estremo ora è l’acqua e – quando appare la necessità estrema, anche le sicurezze più forti vengono meno e riappaiono le antiche e mai rimosse domande fondamentali: Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame? e  l’interrogativo più insidioso: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?». Due situazioni,  una di prova e l’altra di denuncia, riassunte appunto dai significati etimologici dei luoghi ove avvengono tali episodi: Massa, che significa prova e Meriba, che significa denuncia. La protesta del popolo preoccupa Mosè e questi sente il bisogno di consultare Jahvè. Il motivo è la mancanza d’acqua. Dio interviene e il popolo è soddisfatto in quello che è un bisogno fondamentale. Torneremo su questo tema dell’acqua nel messaggio.

SALMO RESPONSORIALE – Dal Sal 94 (95) 

Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore

– Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. / Venite, cantiamo al Signore, / acclamiamo la roccia della nostra salvezza. / Accostiamoci a lui per rendergli grazie, / a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit. – Entrate: prostràti, adoriamo, / in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. /È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, / il gregge che egli conduce. Rit. – Se ascoltaste oggi la sua voce! / «Non indurite il cuore come a Merìba, / come nel giorno di Massa nel deserto, / dove mi tentarono i vostri padri: / mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». R.Rit.

Il salmo, sempre in riferimento a Massa e Meriba, dove il popolo mette alla prova Dio, è un salmo fondamentale: la Chiesa lo recita in tutto il mondo come salmo invitatorio alle lodi del mattino d’ogni giorno. Il tema è riassunto dal versetto 8: Se ascoltaste oggi la sua voce!  «Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri:  mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». Ecco l’indurimento del cuore: vedere le opere e, ciononostante, indurire il cuore mettondo alla prova Dio. E’ il secondo tema che affronteremo nel messaggio conclusivo di quest’oggi.

DALLA  LETTERA DI SAN PAOLO AI ROMANI  (5,1s.5-8)

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Parola di Dio.

E’, sicuramente, uno dei passi più belli dell’inter bibbia. Soprattutto al versetto 6, ove il testo greco ὄντων ἡμῶν ἀσθενῶν, traduce quando eravamo deboli. Ma la terminologia medica ci insegna che l’astenia è più di una semplice debolezza, che qualcuno vorrebbe contrapporre, giocando sui termini debolezza/peccato alla traduzione CEI del 1974 (ove veniva tradotto non esattamente: quand’eravamo peccatori). Personalmente sono per la traduzione inglese della King James, la Bibbia auorizzata del Re Giacomo, madre di tutte le Bibbie anglosassoni, ove è tradotto: were yet without strength. Che sta ad indicare il tema di fondo del 5° capitolo della Lettera ai Romani: senza lo Spirito siamo senza la forza di compiere ciò che solo l’infusione dello Spirito può compiere. E lo Spirito ci è guadagnato dalla morte di Cristo per noi. Senza lo Spirito, siamo tutti astenici, senza la forza di compiere le opere di Dio, le opere d vita eterna, quali resistere alle tentazioni, concedere il perdono settanta volte sette, spogliarci dei beni materiali, restare in uniltà e silenzio, dare la vita per i giusti e gli ingiusti, e così via.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore. Forma breve: Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore.

Gesù viene man mano riconosciuto: prima appare come un semplice viandante, occasionalmente incontrato presso la fontana; poi diviene il profeta in quanto rivela la situazione esistenziale della samaritana, che solo lei poteva conoscere; quindi, si rivela come Messia ed, infine, è proclamato Il Salvatore del mondo.  Sono i passi della fede. L’incontro – assolutamente non casuale – presso il pozzo, ove si trova chi ha bisogno di acqua, rivela l’identità di chi ci può dare la vera acqua esistenziale che tutti cerchiamo, cioè l’Amore con la A maiuscola, il pane, cioè la Vita, la vera pietà che è adorare in Spirito e Verità senza strutture e sovrastrutture.

MESSAGGIO

Prima  di entrare in argomento, devo raccontarvi un episodio. Nel 1996, invitato dal compianto Custode, Fr. Giuseppe Nazzaro, poi Vicario Episcopale di Aleppo (Siria), ero a Gerusalemme per tenere quattro corsi di esercizi spirituali ai Frati della Custodia di Terra Santa. I corsi andarono bene e, con mia meraviglia, fui invitato anche a parlare per due sere ai docenti e agli studenti  e  dello Studio Biblico Francescano, presso il Santuario della Flagellazione.

A cena mi fu riservato un posto di rilievo ed ebbi così l’onore di sedere a fianco a P. Frédéric Manns, noto biblista e scrittore di fama. Avevo da poco letto il suo volume sul tema del pane, della acqua e dell’adorazione nella Bibbia, legato a quello delle tre tentazioni di Gesù. Rimase sorpreso e perplesso, quando mi permisi di dirgli: Padre Frédéric, bello il suo volume, ma ha dimenticato la Samaritana. Mi guardò come per dire: e che c’entra la samaritana?. Come – dissi – lei non s’è accorto che ricorrono pari pari i tre temi? Il brano di Gv 4, 5-42, infatti comincia che era mezzogiorno e i discepoli andarono a. comprare qualcosa da mangiare (PANE), segue l’incontro con la donna samaritana sul tema del bere (ACQUA); infine, la domanda della donna: dove bisogna adorare a Gerusalemme o sul monte Garizim ( ADORAZIONE). L’illustre studioso rimase colpito e ammise che non ci aveva pensato.

Ho citato l’episodio, perché – al di là delle conderazioni varie che si sogliono fare su questo notissimo brano – è sfuggito agli studiosi e ai vari commentatori, la connessione con le tre tentazioni di Gesù.

Come ho spiegato nel libretto CERCO PROPRIO TE!, le tentazioni si pongo come risposta falsa del demonio ad un bisogno delluomo, il quale  ha bisogno di nutrirsi per vivere, per essere, e lui sa solo offrire il pane. Gesù dice che c’è un altro livello di vita che non si soddisfa con il cibo (pane), ma con l’ascolto della Parola. Anche se c’è una trasposizione dal piano corporale a quello spirituale, il discorso è comunque facile.  questo tema dedica San Giovanni dedica l’intero capitolo VI. Gesù è l’essenzialità, il vero cibo: non Mosè vi ha dato il pane, ma il Padre vi dà il pane, quello vero, chi mangia non di questo pane, che si sostanzia nella Parola, non conoscerà la morte e vivrà, dunque, eternamente. La vera preoccupane di Gesù non è quella di allungare e/o stiracchiare a più non posso questa vita, ma di entrare nell’eternità di Dio. Qi questa vera vita, Lui è il cibo, che si sostanzia nella Sua Parola.

A Ma a noi uomini non basta solo cibarci e calmare la fame: abbiamo un’altra esigenza, impellente come la prima e forse anche di più: essere essere amati. Siamo consumati da questo desiderio, che brucia e arde e, come la sete, ha bisogno di acqua.

Solo che Gesù ci ha rivelato qui, presso il pozzo  di Giacobbe, e lo farà ancora più  drammaticamente, già inchiodato sulla croce, che chi più di tutti desidera essere amato è Lui che alla samaritana dice: DAMMI DA BERE! e lo ripeterà morente: HO SETE. La sete di amore è umana, solo che il demonio ci offre ammennicoli e surrogati: sete di essere, sete di possedere, sete di potere, sete di piacere, etc. Gesù arde dal desiderio di essere amato da noi. Il povero che stende la mano è Lui, è Lui che pietisce un sorso del nostro amore, così che bruciano dal desiderio di essere amati i genitori e chi veramente ama, chi non richiede amore, non ama!

Gesù, che ha tutto, possiede tutto, manca però di una cosa essenziale: sta presso il pozzo dell’acqua, ma non ha il secchio! Non ha il potere di attingere. E glieLo ricorda anche la samaritana: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Eccoci al dunque. Giacché non conosciamo il dono di Dio, ci affidiamo ai tanti mariti, ai tanti despoti, ai tanti dittatori, ai tanti venditori di felicità: i quali ci schiavizzano e imperano su di noi.

Oggi, il cammino quaresimale di conversione ci fa comprendere che non diamo il nostro amore a chi possiede l’acqua che zampilla, ma ad uno qualsiasi, ad un amante come tanti, ad uno di passaggio, ad uno che prima ci porta in alto, ci fa volare e ci fa sognare e poi, rovinosamente, ci scaraventa a terra. Abbiamo tutti bisogno di donarci al vero Signore che ci ama davvero e ci vuol dare un’acqua che toglierà la nostra sete per sempre.

Ma perché ciò avvenga, è necessario avere relazione con Lui. E con Dio la relazione passa per la preghiera: che è, innanzitutto, ringraziamento, lode e benedizione, insomma, ADORAZIONE. E, poi, anche invocazione, supplica, richiesta, etc.  Ma per questo non c’è bisogno di un tempio, di un edificio: c’è bisogno dell’unico tempio che Dio gradisce abitare: il nostro cuore.

«Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».  Sono forse le parole più importanti della Bibbia. Ma qui ci vengo da fare altre considerazioni. Ma ora non è il momento.

Oggi è necessario ricordare che l’acqua è vita, essa  disseta,  irriga, purifica, fa crescere rigogliosi e, insieme alla luce e al calore, permette ai frutti di giungere a maturazione. Quest’acqua viva acquieterà l’imperiosa voglia di pienezza e di soddisfazione che il nostro cuore desidera. Quest’acqua sgorga dal costato di Cristo e ci è donata dallo Spirito del Risorto. Verso questa pasqua, camminiamo sereni e fiduciosi.

Buona quaresima a tutti, e – in tempi di ritirata forzata (a causa del Covid-19) approfittiamo per ripensare seriamente alla nostra vita.

A proposito, stai leggendo: CERCO PROPRIO TE?. L’ho  allegato alla I domenica di quaresima. A che punto sei? Se non l’hai fatto, ecco daccapo il link: CERCO PROPRIO TE!  (Pdf) Primo Annuncio Cristiano (Kérygma)

Leggilo, che ti farà bene. E, se non ti costa troppo, diffondilo.

Pace e Bene a tutti.

N.B.  – Domenica, ti faccio un regalo: comincerò a pubblicare IL ROSARIO ANTICO, mistero per mistero,  con un doppio commento: uno breve (quattro righi appena) e quello più lungo, che segna le tappe del cammino di fede del discepolo tracciato nei Vangelo, che ha per protagonista la Vergine. E speriamo che i nostri Fratelli Protestanti finalmente capiscano finalmente che cosa – finora – hanno rifiutato. Il vero ecumenismo non è un’insulso e stravagante irenismo, ma offrire il frutto, mettere in luce il dono dello Spirito.  A domenica prossima. Al Corona virus, rispondiamo con la CORONA DEL ROSARIO, IL SALTERIO DI MARIA, quello che i nostri Padri ci hanno dato non ora, ma cinquecento anni fa, nel sec. XV.